Spotify, breve guida al servizio di musica streaming più amato. Discover Weekly, Spotify Codes e un fantomatico dispositivo fisico.
Giusto qualche settimana fa, abbiamo pubblicato un articolo dedicato ai migliori servizi di musica streaming. Nell’illustrare le offerte, abbiamo parlato di come Spotify sia al momento il più utilizzato al mondo. I dati diffusi a marzo dalla compagnia svedese parlano di 50 milioni di utenti paganti e più di 100 per la versione free. Ma è anche il servizio più attivo in quanto a novità e easter egg forniti agli utenti. Se il rivale numero uno, Apple Music, punta sulla gestione “umana” da parte di musicisti e DJ, Spotify usa con convinzione i big data. Può sembrare un approccio asettico, ma la realtà si sta rivelando ben diversa da ciò che sembra.
1 Discover Weekly, piccola meraviglia
La notizia fu accolta con curiosità: Spotify acquisiva una piccola compagnia chiamata Echo Nest. La sua specializzazione? Analizzare big data tramite algoritmi proprietari. A distanza di anni, possiamo dire che la mossa ha avuto senso, dato che ha generato la Discover Weekly. E’ una playlist personalizzata che si aggiorna ogni lunedì in base agli ascolti dell’utente. Per molti, è diventato l’appuntamento imperdibile per scoprire nuova musica streaming.
2 Spotify Codes, per condividere in modo “social”
L’ultima novità si chiama invece Spotify Codes. Serve a condividere musica streaming e playlist in modo ultrarapido con chiunque. Basta cliccare sulla copertina dell’album che volete condividere e salvarla nelle foto tramite l’apposita opzione. Chiunque voglia trovarlo, dovrà semplicemente fare uno scan della foto col proprio cellulare. Il codice attiverà l’app, direttamente sulla musica selezionata. Una piccola rivoluzione che rende Spotify sempre più user friendly.
3 Esclusiva per i nuovi album?
Altra notizia recentissima: alcune novità saranno ascoltabili per due settimane solo dagli utenti paganti. Va detto che la versione free è stata a lungo oggetto di contesa, persino alcuni musicisti si sono schierati contro il cosiddetto “modello Spotify” per musica streaming. A detta di molti addetti ai lavori, i diritti di riproduzione sono pagati una miseria e il ritorno economico nelle tasche dei musicisti è irrisorio. Alla fine, la società capitanata da Daniel Ek ha perso una piccola battaglia con le case discografiche. In vista della quotazione in borsa, Ek ha scelto di non acuire un braccio di ferro che stava andando avanti da troppo tempo.
4 E’ in arrivo un “wearable”?
Negli annunci di lavoro del sito ufficiale è comparsa la richiesta per un product manager “in grado di coordinare lo sviluppo di device fisici”. Molti siti hanno subito rilanciato la notizia, immaginando la compagnia di musica streaming allo studio di una soluzione wearable o di cuffie dedicate. Siamo nel puro regno della speculazione, ma ci permettiamo di aggiungere un’idea. Per noi, il futuro nell’ambito dell’audio è regno dell’intelligenza artificiale e dei personal assistant. Solo per dire che non ci stupiremmo se Spotify fosse al lavoro su un dispositivo in grado di cercare e riprodurre musica streaming con comandi vocali.