Google sfida Apple con le nuove cuffie wireless. Pixel Buds vs AirPods: chi vincerà? La recensione, il prezzo e la data d’uscita
Promettevano di issare una Torre di Babele, abbattendo ogni barriera di incomunicabilità. E invece si stanno prendendo sonore stroncature, anche dagli aficionados del marchio. Stiamo parlando delle Pixel Buds, cuffie wireless intraurali di alto profilo. Sono la risposta di Google alle famose AirPods, anch’esse in parte contestate per design, qualità e funzionalità. Serviranno accoppiate allo smartphone Google Pixel e Pixel 2, perché ne prolungheranno l’utilizzo di app e dei vari servizi offerti da Alphabet. Piaceva molto l’idea di utilizzarli come traduttori istantanei, da inserire nelle orecchie per dialogare con persone di tutto il mondo. D’altronde le lingue disponibili per la traduzione simultanea sono già 40, espandibili senza complicanze a tutti gli idiomi conosciuti. Le cuffie wireless Pixel Buds mantengono le promesse? Basta dare un’occhiata alle recensioni internazionali, per rendersi conto che qualcosa evidentemente è andato storto. Pixel Buds vs AirPods: chi vince la sfida nelle cuffie wireless? La recensione
1 Carta canta? (e traduce?)
Immaginatevi due auricolari piccoli, leggeri e dalla forma arrotondata. Legati tra loro da un unico filo di nylon, le Pixel Buds si connettono a qualsiasi smartphone grazie al sistema bluetooth 4.2. Niente di innovativo insomma e si aggiungeranno allo sterminato elenco di cuffie bluetooth con protocolli wireless di ultima generazione. Comodissimi sui mezzi pubblici e con una buona qualità audio, ma scordatevi rese da audiofili. Sconsigliabili anche a chi semplicemente pretende una sincronizzazione perfetta tra sorgente e riproduzione in cuffie. Come un musicista, ad esempio. Considerando il prezzo non proprio regalato, l’impossibilità di utilizzo per scopi professionali può considerarsi un limite. Con la stessa cifra (159 $) si acquistano delle cuffie da ascolto musicale decisamente più professionali, come le Marshall Monitor (158 €) o le famose Grado. Le Pixel Buds però, hanno dalla loro parte la tecnologia avanzata, potenziabile in accoppiamento con uno smartphone appropriato.
2 Le funzioni di Pixel Buds: traduttore universale
Per farla breve, le cuffie wireless Pixel Buds non sono fatte per l’ascolto ad altissima qualità. A controbilanciare ci sono la portabilità, il design urban, la vestibilità comoda e le funzioni avanzate. Le Pixel Buds sono dotate di microfono incorporato, per chiamate e comandi vocali. Sono sempre reattivi, “accesi”, per cui sono alla portata. Verrebbe da farsi qualche domanda sulla sicurezza informatica, ma tralasciamo. La durata delle batterie supera le 5 ore, come le concorrenti AirPods. Manca qualsiasi possibilità di collegamento Jack 3.5, perché negli smartphone Pixel 2 e Pixel 2 XL nemmeno è contemplata la presa. Si infilano nei padiglioni uditivi e vengono fissati dal design convesso. Hanno comunque un cavo, che serve anche da supporto anticaduta. Come le BeatsX infatti, si vestono con il filo sulla nuca e prevengono ogni possibile perdita per strada. Cosa per nulla disprezzabile visto che durante il jogging gli sbalzi sono inevitabili. L’ergonomia delle Pixel Buds è ottima: viene mantenuto l’effetto riverbero grazie alla posizione del riproduttore vicino al buco uditivo. Unica pecca riguarda il pezzo di filo che avanza dall’auricolare e che su certi padiglioni potrebbe dar fastidio. Come le AirPods, anche le Pixel Buds si controllano attraverso comandi vocali e il “tap” con le dita. “Play”, “Pause” e “risposta chiamata” si controllano con singolo o doppio tocco.
3 Traduttore simultaneo: Cuffie wireless Pixel Buds promettono la rivoluzione
L’intento era ambizioso: creare uno strumento portatile che consentisse – potenzialmente – di parlare con chiunque in tutte le lingue del mondo. Siete in vacanza in Giappone e necessitate indicazioni stradali? Avvicinatevi a un autoctono con le Pixel Buds nelle orecchie. Parlate nella vostra lingua e lui tradurrà (dall’altoparlante dello smartphone) il messaggio. Quando lui risponde, i microfoni di Pixel Buds registrano la sua voce e la traducono in tempo reale. Funziona? Sfortunatamente no. I giornalisti statunitensi le provano da un mesetto, evidenziandone vari limiti. Il microfono non coglie bene le voci circostanti, anche nelle situazioni di scarso rumore di sottofondo. Alla fine funziona meglio il microfono dello smartphone: più reattivo e avvicinabile alla bocca dell’interlocutore. C’è poi il vero grande limite: Google Assistant (tra i sistemi di assistenza vocale più sviluppati) si affida al traduttore Google. È un sistema ancora difettoso sulle traduzioni scritte, figuriamoci in quelle orali. Tradurre lo slang della strada, tenendo conto delle differenze di pronuncia del singolo è un sogno ancora troppo lontano. La prova di The Verge è sintomatica. Nella video-recensione delle Pixel Buds il giornalista prova a dialogare in tailandese, giapponese, russo italiano e coreano con delle ragazze. Il risultato è pessimo. Errori di traduzioni, sbagli di tono nel porre domande e ricevere risposte. Le Pixel Buds “dipendono” totalmente dai servizi Google. Di fatto sono cuffie wireless microfonate, nulla di più. Ne sentivamo il bisogno?
4 La custodia
Elemento fondamentale per le cuffie wireless Pixel Buds, così come lo era per le AirPods. Dunque da non trascurare nella recensione. È un astuccio semi-morbido, dalla forma parallelepipeda (con base quadrata) dagli spigoli arrotondati. Ci sono delle fossette nelle quali sistemare le cuffie wireless: soltanto inserendole lì si ricarica il dispositivo. Nell’interno c’è un disegno “simile a quello sugli aeroplani” (come scrive il redattore di Arstechnica) che istruisce l’utente sul posizionamento delle cuffie wireless Pixel Buds. Nelle intenzioni di Google, c’è quella di farci “a infiocchettare” il filo metodicamente. Dubitiamo che qualcuno lo faccia seriamente, visto che ci vuole pazienza nel ricordarsene ogni volta. La chiusura dell’astuccio è a magnete e sembra sufficientemente sigillante.
5 L’ascolto musicale sulle Pixel Buds
Abbiamo già in parte premesso i limiti audio nella recensione delle Pixel Buds. C’è un elemento aggiuntivo, che sta infastidendo molti esperti del settore. La connessione Bluetooth 4.2 sarebbe coadiuvata da un secondo strato di processione del suono, posto addirittura in cima al Bluetooth. Per farla facile, si tratta di un secondo livello di compressione (AAC, quello utilizzato da Apple Music), che ne snatura doppiamente la fonte originale. Era necessario? Decisamente no, anche se può aiutare nel risparmiare le batterie e allungare il raggio di azione del bluetooth. La lamentela è che la funzione non è opzionale, per cui è impossibile disattivarla. Manca anche l’opzione “mute” e i livelli di volume sono in tutto 7. Senza scendere in tecnicismi, la resa audio non è orribile, ma per 159 $ ci si aspettava di meglio.
6 Uscita in Italia delle Pixel Buds e conclusioni
La data d’uscita in Italia delle Pixel Buds non è ancora stata rivelata. Saranno disponibili (forse) a partire dal 2018, ma dopo l’annunciato flop degli Stati Uniti tutto è ancora da scrivere. Il prezzo delle cuffie wireless Pixel Buds è di 135 €, corrispondenti ai 159 in valuta americana. Il verdetto finale? Per il momento piuttosto negativo: le Pixel Buds sono l’ennesimo fallimento Hardware di Mountain Views. Ambizioso (così come lo erano i Google Glass, o l’automobile senza guidatore) ma dalle prestazioni insoddisfacenti. Provala ancora Google: resteremo in attesa del modello successivo, ma senza riporci troppe speranze.