La pellicola fotografica si usa ancora? Film e camere analogiche dal Web

Pellicola fotografica

Gli appassionati della pellicola fotografica possono ancora acquistare rullini e macchine, oggi anche comodamente online.

Oggi la fotografia è senza dubbio digitale. Ciò non vuol dire che non ci siano ancora tanti amatori e moltissimi professionisti, anche di fama, che scattano in analogico, utilizzando la pellicola fotografica. Nella guida all’acquisto che stai per leggere troverai prima un’introduzione alla pellicola foto. Da cos’è a come funziona, inclusi consigli pratici per sfruttarla al meglio. Seguiranno utili informazioni sulle diverse tipologie di pellicola macchina fotografica da acquistare online. Ebbene sì: oggi quei due mondi in apparenza tanto contrastanti finiscono per incontrarsi.

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1 Cosa è la pellicola fotografica

Qualora fossi un neofita, e ti stessi domandando cosa è la pellicola fotografica, la risposta si rivela intuitiva. Si tratta, in buona sostanza, di un supporto. Come tale, permette alle immagini di rimanere impresse, grazie alla sua natura chimica. Questa si traduce in una lastra, o un nastro trasparente, costituito da un primo strato in triacetato di cellulosa o di poliestere, e da un secondo strato di materiale anti-riflesso. Altri strati che costituiscono le pellicole fotografiche sono fatti di un’emulsione, a base gelatinosa, in cui sono uniformemente distribuiti dei cristalli di alogenuro d’argento. Proprio questi ultimi permettono alla luce di “disegnare” le immagini che andranno a costituire la foto vera e propria.

Di norma, i composti cui si è appena fatto accenno sono sensibili allo spettro di luce visibile. Tuttavia esistono anche tipi di film fotografici tarati per le lunghezze d’onda inerenti l’infrarosso o l’ultravioletto, così come sensibili ai raggi X e ai raggi gamma. Queste declinazioni di pellicola sono sfruttate, ad esempio, per la fotografia notturna e in campo medico.

La pellicola fotografica, da che è stata inventata, è stata realizzata in diversi formati. Dalle lastre 6 x 9 mm alle famose pellicole da 35 mm, caricate sulle macchinette automatiche che più di una generazione ha posseduto. A titolo informativo, gli altri formati sono: il 6 x 4,5 mm, il 6 x 7 mm e il 6 x 9 mm.

2 Come funziona una pellicola fotografica

E dunque, a questo punto, un’altra domanda lecita sarebbe legata alla pellicola fotografica cosa fa e come lo fa. Presto detto: i cristalli di alogenuro d’argento, di cui parlato nel paragrafo precedente, si combinano con altre sostanze. Tra di esse: il nitrato d’argento, il cloro, il bromo e lo iodio, che sono sali di alogeni. Questa miscela determina la cosiddetta sensibilità della pellicola fotografica alla luce (quella che oggi chiamiamo ISO e impostiamo girando una ghiera, sulla macchine fotografiche digitali). La sensibilità può variare secondo le dimensioni dei suddetti cristalli e fa si che un film sia adatto a quando si scatta con tanta o poca illuminazione.

L’obiettivo di una macchina fotografica, in questo caso analogica, permette il filtraggio di una determinata quantità di luce in grado di raggiungere la pellicola fotografica. Tale misura è stabilita dalle impostazioni combinate di apertura del diaframma e tempo d’esposizione, impostate sulla camera. L’esposizione così ottenuta va a imprimersi sul film, ma l’immagine rimane ancora non visibile. Si chiama, infatti, immagine latente. Servirà un processo di sviluppo fotografico in camera oscura per renderla effettivamente una foto, per come viene concepito l’elaborato finale stampato.

3 Consigli

Dopo aver visto una pellicola fotografica a cosa serve, ecco alcuni consigli utili per usarla al meglio. Ogni tipologia ha caratteristiche particolari, che potrebbero determinarne alcuni aspetti. C’è poi da dire che si tratta di un supporto delicato, che richiede un po’ di cura. Niente, comunque, che non si possa capire e gestire con un minimo di esperienza.

Come inserire una pellicola fotografica

Una pellicola macchina fotografica può avere svariati formati e, quindi, diverse modalità di alloggiamento. Per iniziare, partiamo con le pellicole di grande formato, non molto usate, se non da veri esperti o professionisti. Queste sono contenute in apposite scatole e vanno caricate nei telai delle macchine una per volta, lo stesso vale per il passaggio in camera oscura.

Tra le pellicole medio formato si possono annoverare anche i pacchetti ricarica di Polaroid, detti film pack: questi sono da inserire nel cassettino delle camere istantanee, anche senza preoccuparsi troppo della luce circostante mentre si esegue l’operazione.

Un caso a parte è rappresentato dalle pellicole piane, in poche parole quelle che vanno usate per il banco ottico: davvero molto grandi, sono dette anche lastre e vanno inserite nell’apposita guida, all’interno dello strumento di ripresa.

I classici rullini da 35 mm sono i più facili da utilizzare: basta posizionarli nell’apposita fessura, in genere aprendo uno sportellino sul prospetto posteriore della macchinetta. Si raccomanda di eseguire l’operazione lontano da fonti luminose. Una variante è rappresentata dalle pellicole da 120 mm: in genere vanno posizionate prima in un supporto che ne aiuterà il movimento di avanzamento durante gli scatti. Si tratta di una soluzione spesso presente nelle camere Lomo come la Diana.

Va ricordato che i rulli non esposti andrebbero conservati a temperature inferiori a 15 gradi, quelle esposte a meno di 25 gradi e, in ogni caso, con un lasso di percentuale di umidità che va dal 30% al 50% massimo.

Come pulire una pellicola fotografica

Supporto per immagini assai delicato, ti potresti, quindi, domandare come pulire una pellicola fotografica. Ebbene, se si tratta dei negativi, la cosa migliore sta nell’usare dei panni antistatici, contro polvere e pelucchi. Ovviamente le salviette devono essere adibite solo a tale scopo e realizzate per quello: la casa produttrice Ilford ne è ben fornita, in quanto specializzata in materiale per la fotografia analogica.

Un altro metodo sta nell’utilizzare una grossa pompetta, o bomboletta ad aria compressa, per rimuovere sporco e polvere. Qualora, invece, la macchia sul negativo si creasse in camera oscura, in fase di sviluppo, si può cercare di intervenire indossando i guanti da laboratorio. Oppure provare a soffiare delicatamente, ma con decisione, sulla goccia o residuo calcareo

Poco da fare, invece, per eventuali macchie impresse sui negativi dopo il fissaggio: in questo caso l’unico tentativo, se il problema non si colloca dal lato dell’emulsione, è provare a mettere a bagno il film in acqua e sapone neutro diluitissimo, per circa un’ora. Ciò fatto, estrarlo e appenderlo ad asciugare in un luogo bonificato dalla polvere, senza usare fonti di calore meccaniche per accelerare il processo. Purtroppo non è possibile intervenire nel caso in cui il negativo sia stato intaccato dalla muffa.

Sviluppo pellicola fotografica

All’interno del paragrafo sul funzionamento della pellicola fotografica si è fatto accenno al suo sviluppo. In cosa consiste? Da manuale, si tratta di una serie di trattamenti chimici, che avvengono prevalentemente all’interno di vaschette riempite con acqua. I trattamenti hanno lo scopo di condurre alla rivelazione dell’immagine latente. Essa non è visibile ma impressa sulla pellicola a tutti gli effetti, dopo l’esecuzione dello scatto. Sebbene si parli sempre e solo di sviluppo, questa fase è costituita da due passaggi. Cioè prima lo stesso sviluppo e poi il fissaggio.

Appena terminato il processo chimico, la foto inizierà a prendere corpo, ma avrà i toni che nella realtà sono chiari e scuri, visibili in maniera invertita. Ecco che, allora, si parla di negativo fotografico. Una pellicola fotografica negativa, dunque, deve sottostare a un processo di sviluppo e fissaggio, e, in seguito, deve anche essere stampata. Questo se si vuol vedere la fotografia per ciò che veramente rappresenta, cioè ottenere un’immagine positiva.

Un paio di note: esistono anche delle pellicole fotografiche chiamate invertibili, sono quelle destinate alle diapositive. Stavolta il processo di sviluppo si conclude direttamente con l’immagine positiva, pronta per essere proiettata, oppure stampata con appositi scanner. Nello specifico, infatti, non si fa riferimento al procedimento di sviluppo, bensì d’inversione. Per ottenere effetti particolari, si possono regolare in maniera diversa i tempi di sviluppo, in base a come è stata scattata una foto, utilizzando anche una pellicola non propriamente consona allo scopo. Si parla di trattamento spinto quando si vuol ottenere un’immagine volutamente sottoesposta, oppure si sovraespone per avere un effetto morbido e soft.

4 Pellicole fotografiche

La tipologia di pellicola fotografica più diffusa, oggi, è quella a colori e negativa. Si tratta di film composti da almeno tre strati di emulsione (vedi la parte introduttiva della guida). Ciò serve perché ogni strato risulta sensibile a una lunghezza d’onda cromatica diversa e ben precisa. L’immagine che si formerà, lo farà per sintesi cromatica sottrattiva, grazie anche a speciali sostanze, chiamate sensibilizzatori spettrali. Nella costituzione di una pellicola foto a colori, il primo strato a partire “dal basso” è il rosso, cui si sovrapporrà il verde, uno strato giallo intermedio che fa da filtro e poi c’è il blu.

Più in generale, le caratteristiche che determinano una pellicola fotografica sono:

  • sensibilità, di cui ampiamente parlato in precedenza
  • grana, data dalle dimensioni dei cristalli di sali di alogeni
  • capacità di registrare i dettagli alle alte e minime esposizioni
  • risoluzione della foto
  • contrasto.

C’è poi da dire che i rulli sono tarati per specifiche temperature colore: ci sono rullini per scattare con la luce diurna o del flash, comunque tendenzialmente bianca e neutra. Così come ci sono rullini per lampade al tungsteno o a fluorescenza. Si tratta semplicemente della versione analogica di regolazioni che faremmo utilizzando ghiere e menu sulle fotocamere digitali.

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Pellicole istantanee

Quando si parla di pellicole istantanee, il pensiero va subito alla mitica Polaroid. Poco prima degli anni ’50 brevettò il suo sistema di sviluppo e stampa immediata, direttamente sulla camera. Tirando una linguetta s’innescava il processo: i reagenti chimici uscivano da una fialetta che si apriva, ottenendo un negativo non riutilizzabile e un positivo unico.

Negli anni Kodak e Fujifilm provarono a replicare il successo Polaroid: tra cause per i brevetti e fine dell’era analogica, oggi è la Fujifilm Instax a produrre cartucce ricaricabili e macchine a pellicola istantanea, tra le più amate e vendute.

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5 Pellicola fotografica bianco e nero

Cosa differenzia la pellicola fotografica bianco e nero da quella a colori? Nei film in bianco e nero si troverà un unico strato di emulsione fotosensibile. Al contrario, nelle pellicole fotografiche a colori ce ne vogliono almeno tre, come visto nel capitolo precedente.

Scattare in b/n ha sempre il suo fascino, ci sono artisti e professionisti che non utilizzano altre soluzioni, se non la fotografia in bianco e nero. Al di là dell’aspetto vintage, è un ottimo modo per evidenziare contrasti e giocare con gli aspetti grafici di una composizione fotografica.

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6 Pellicola fotografica 35 mm

Se la fotografia analogica può non essere il pane quotidiano per tutti, di certo chiunque ha presente una pellicola fotografica da 35 mm. Si tratta, infatti, del classico rullino delle macchinette automatiche. La sua ideazione e nascita ha permesso, come conseguenza, la realizzazione di fotocamere piccole e compatte

Fino agli anni ’90 le abbiamo possedute tutti: ci andavamo in vacanza e le portavamo nello zaino durante le gite fuori porta. In pratica la pellicola da 35 mm ha creato la fotografia di massa, precorrendo i tempi dello smartphone. Oltre a un utilizzo disimpegnato, è un ottimo formato anche per realizzare reportage, per la fotografia di strada e sportiva.

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7 Macchina fotografica a pellicola

Dopo tanto parlare di pellicole, chiudiamo la guida con alcune proposte d’acquisto riguardanti anche le fotocamere analogiche. Ce ne sono di diversi tipi, proprio come le digitali: dalle reflex alle istantanee. Una macchina fotografica a pellicola che supporta un rullino da 35 mm rappresenta anche lo standard delle fotocamere digitali APS-C più diffuse. Il loro sensore, infatti, ricalca le dimensioni del fotogramma suddetto.

Attualmente la declinazione più venduta e diffusa di macchina analogica è quella dell’istantanea. Camere colorate, divertenti, dedicate a un ampio pubblico, nonché adatta anche come idea regalo. Molto “di tendenza” anche le camere cosiddette giocattolo (toy camera): quelle prodotte da Lomography sono da considerarsi al pari di pezzi di abbigliamento da collezione. Periodicamente, infatti, arriva sul mercato una nuova Lomo ispirata a un tema particolare e realizzata in collaborazione con qualche artista.

Per ciò che concerne altri tipi di macchine, più professionali, dopo un primo periodo in cui l’analogico sembrava morto e sepolto, con l’arrivo del digitale, la produzione è presto ripresa. E se non si tratta di camere prettamente analogiche, alcuni modelli digitali di ultima generazione s’ispirano esteticamente a esse: su tutte le Fujifilm della serie X e la Nikon Z fc, di prossima uscita.

Macchina fotografica a pellicola: confronta i prezzi

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