Il pony sharing è utile? onPony, Take my things e tZig saranno le nuove app per inviare o recapitare un pacco con la sharing economy
Ormai è da qualche anno che si parla di sharing economy, dei suoi vantaggi e dei suoi limiti. La verità di fondo è che, in un mondo caratterizzato da personalità individuali sempre più estraniate, ci fa molto più piacere condividere. Che sia un ricordo, un’emozione, un viaggio e persino un pacco. Avete capito bene: la sharing economy è sbarcata anche sull’isola delle spedizioni! In tasca alle Poste Italiane, Bartolini & co., ora potrete spedire e ricevere il vostro pacco tramite una semplice app o un clic sul sito. Ma come funzionano onPony, Take my things e tZig, insieme alle nuove app dedicate al pony sharing?
1 Come nasce un’idea vincente
Oramai sappiamo per esperienza che ogni nuova startup che si rispetti nasce da un bisogno reale. Magari una necessità riscontrata direttamente dal futuro imprenditore, un problema da risolvere. Tra gli esempi di successo, notevole è quello di Airbnb: due studenti universitari non hanno il denaro per pagare l’affitto, scoprono l’esistenza di un evento importante nella propria città proprio in quei giorni. Gli hotel sono saturi e i ragazzi decidono di comprare dei materassini gonfiabili (da questo piccolo dettaglio deriva anche il nome di AirBnb), disporli nel proprio appartamento e affittare il “posto letto”. I due fondatori di AirBnb hanno trovato nel giusto miscuglio tra intuizione e fortuna la strada per il successo, rispondendo anche ad una reale problematica che gli si era presentata. Anche l’esperienza di onPony è nata da una necessità.
2 L’esperienza di onPony
Tutto è iniziato con un’estrazione dentale un po’ troppo dolorosa. Il malcapitato Nivi Jasa si trovava ad Istanbul dove lavorava come graphic designer. Il bisogno di placare il dolore era tanto e il suo fidato rimedio omeopatico era impossibile da trovare in Turchia. L’unica opzione era farselo portare dall’Italia. In un baleno ecco l’idea: creare una piattaforma che fa incontrare persone che viaggiano (per lavoro, studio, piacere e altro) con persone che devono spedire o farsi recapitare un oggetto e non possono attendere i lunghi tempi dei servizi postali. Senza neanche prendere in considerazione i prezzi esorbitanti dei corrieri privati. Quali sono le nuove app che hanno funzionato in questo campo? Sicuramente BlaBlaCar è stato uno dei pionieri della sharing economy così pensata. In questo caso, invece di trasportare persone, si trasportano oggetti e il vecchio pony express si adegua alla “modernità condivisa” diventando onPony on demand.
3 Quali sono i benefici della sharing economy, in particolare del pony sharing?
Tendenzialmente il beneficio raggiunge tutti gli utilizzatori del servizio. Lo diciamo senza mezzi termini, dati alla mano. Ci guadagna il cliente, ovvero colui che deve spedire qualcosa, perché risparmia circa il 50% rispetto alle tariffe dei corrieri. Ci guadagna il “pony improvvisato”, colui che trasporta, perché ammortizza le sue spese di viaggio senza grossi sforzi personali (a patto che abbia spazio sufficiente). Ci guadagna anche l’ecosistema, se dobbiamo pensarla da ambientalisti. Per onPony e tZig la trasparenza è una delle priorità assolute da integrare nel servizio. Per questo motivo onPony permette di iscriversi linkando anche il proprio profilo Facebook, BlaBlaCar, Linkedin e AirBnb. Tutta questa interconnessione consente una struttura e gerarchia di feedback ben strutturata e chiara. L’iscritto può a questo punto far recapitare un oggetto indicando dimensioni, peso e destinazione. Successivamente offre una remunerazione. Nel frattempo, chi sta per partire informa la piattaforma sulla propria destinazione, la data di viaggio, peso e grandezza del pacco che è disposto a trasportare.
4 L’incontro e la conclusione dell’accordo
Se c’è un match, il pony può accettare il compenso offerto oppure rinegoziarlo. Una volta conclusa la trattativa virtuale, le due parti si incontrano e l’oggetto passa di mano. Le linee guida sul sito impongono al pony di controllare personalmente il tipo di oggetto che andranno a trasportare. A livello tecnico, poi, viene generato un codice appena il pony prende in carica il pacco. Un secondo codice verrà successivamente creato quando l’oggetto arriverà a destinazione. Questo ultimo codice sboccherà anche il pagamento che avviene sempre tramite PayPal. La quota di onPony equivale al 10% della transazione, zero costi per il resto. A giugno onPony doveva figurare già tra le nuove app, ma qualche ritardo nell’uscita è da tenere in conto. L’app onPony sarà disponibile sia per Android e iOS, nel frattempo potrete usare il servizio direttamente dal sito!
5 Take my things: il social transport italiano
In Italia, il social transport esiste già dallo scorso anno: Guido Balbis e Francesco Demichelis hanno fondato “Take my things”. Si è inizialmente sviluppata a Torino e Milano, ora si sta allargando in tutta Italia. Basta cercare tra le nuove app, scaricare Take my things e avere accesso alla rete di social transport, come viene definita la consegna on demand. L’iscrizione è gratuita e i “postini” lavorano h24. In pochi mesi è stato registrato un grande via vai di pacchi. Una costante nella sharing economy: bisogna fidarsi? La fiducia è il compromesso per il risparmio. Si affidano dei pacchi personali ad uno sconosciuto, di fatto. Ma proprio questa è la scommessa di onPony, Take my things e tZig. Nell’attesa delle nuove app per il pony sharing potete scaricare e provare Take my things sia sull’App Store che su Google Play! Fateci sapere la vostra!
6 tZig: ancora una volta italiani
Fissati con il pony sharing? Bhe, forse un po’ si. Anche tZig, come onPony e Take my things, è una piattaforma per spedire un pacco affidandolo a chi viaggia. Ancora una volta, alla base di questo tipo di economia, c’è il risparmio. Si parla di una rete sociale che fa risparmiare il 30-40% rispetto ai corrieri e oltre il 50% rispetto ai tradizionali pony express. I fondatori aggiungono il carico da 8: “c’è la consegna in giornata”, dicono. Il funzionamento di tZig, in realtà, è simile alle sue dirette concorrenti: si cerca tra le nuove app tZig, si scarica gratuitamente e si inizia la ricerca. Anche la registrazione è gratuita. Per il futuro “pony” basterà indicare la propria disponibilità, con tanto di aree e tratte di consegna. I pendolari possono anche pensare di pianificare viaggi ricorrenti. Ad oggi tZig è attiva su Roma, Milano, Torino e Bologna. Temporaneamente non ci sono commissioni di tZig: il costo finale è solo quello chiesto dal trasportatore (mentre onPony prende un 10% sulle transazioni). Per rimanere costantemente aggiornati sulle nuove app in uscita, leggete gli altri articoli della rubrica (qui l’articolo sulle migliori chat alternative a Whatsapp).