Minare criptomonete: Inquinamento energetico da Bitcoin ed Ethereum

Minare criptomonete: Inquinamento energetico da Bitcoin ed Ethereum

Minare criptomonete sarà pure divertente e proficuo. Ma pare non faccia benissimo all’ambiente. Ecco i danni provocati da Bitcoin ed Ethereum

Dietro all’entusiasmo sulle criptomonete c’è una dose di malcelato nichilismo. La voglia di “bruciare tutto”, direbbe Walter Siti: banche, politica e istituzioni. Tutto l’establishment che domina il mondo dal dopoguerra, è nella maggior parte dei casi il nemico pubblico numero Uno di chi investe nella filosofia “Bitcoin”. E finché si tratta di poteri forti ci può stare. Chi nel 2017 prova una sincera simpatia per le banche? Che poi spesso siano il capro espiatorio di tanti mali è un altro discorso. Però quando si tratta di ambiente i nichilisti si riducono drasticamente. Nessuno (o quasi!) si augura la fine del mondo: lo scioglimento dei ghiacci polari, il deforestamento, l’inquinamento marittimo e via dicendo. Sicuramente non chi possiede Bitcoin o Ethereum. E invece, minare criptomonete potrebbe essere per il nostro pianeta molto più dannoso del previsto…

1 Minare criptomonete: Decine di teraWattora sprecate ogni anno

Vogliamo allargare l’uso della blockchain (qui il futuro del sistema) nei prossimi anni? Impossibile non pensare all’energia elettrica sprecata ogni anno. Per rendersene conto, basta citare un dato soltanto, che qualche giorno fa è rimbalzato su tutti i principali giornali specializzati in criptomonete. Minare criptomonete costa tantissimo: sono circa 14,5 teraWattora per il Bitcoin e 4,7 per l’Ethereum. Per darvi un’idea, sono cifre di un piccolo-medio stato. Il corrispettivo di un Belgio, di un Turkmenistan e via dicendo. Uno stato grandicello come la Germania raggiunge, secondo le stime, i 49 teraWattora, che sono di più ma non molto rispetto al consumo derivante dal minare criptomonete. Un sistema che se si diffondesse, risulterebbe decisamente poco sostenibile.

2 Minare criptomonete serve alla società?

Domanda centrale: siamo sicuri che quei 20 o più teraWattora siano totalmente sprecati? Nemmeno per sogno: la blockchain si utilizza soprattutto per la ricerca scientifica. Sappiamo che il metodo Satoshi Nakamoto serve (o potrebbe in futuro) per aiutare il sistema di identificazione dei profughi siriani. O ancora far votare intere nazioni dal proprio pc, senza il bisogno di recarsi alle urne. O a contribuire a ricerche spaziali grazie all’unione di più personal computer. E questo soltanto per fare i primi esempi che ci vengono in mente. Ma il punto è che una cosa è la blockchain, un’altra è minare criptomonete. Attività che non porta certo a vantaggi consistenti per l’umanità. Al limite ingrassa le tasche di qualche abile miner, che tiene acceso il suo mostro a sei GPU giorno e notte. E sarà pure vero che “Bitcoin is not the money of Internet but the Internet of money”, ma la verità è che l’obbiettivo numero uno è quasi sempre la speculazione finanziaria.

3 Sì ma allora Facebook?

I sostenitori del Bitcoin non hanno tardato a farsi sentire, difendendo a spada tratta la criptomoneta e il mining. Sui blog si sprecano paragoni con tutto l’hi-tech che ci circonda: i Tv a 40 pollici non consumano? Per non parlare del PC Gaming, il cui hardware utilizzato è molto simile ma nessuno si è mai messo a conteggiare i terawattora dei videogiocatori. E Facebook? Milioni di utenti in tutto il mondo, che quotidianamente consumano elettricità da più device per postare gattini o messaggi gentristi. Ma è anche vero che Facebook ha fatto fare – nel bene o nel male – un passo avanti nella comunicazione mondiale. Grazie al social di Zuckerberg insomma, le persone sono più interconnesse tra di loro: lo scambio di idee e informazioni personali è decisamente snellito. Minare criptomonete quale passo in avanti ha portato fino ad ora? Sostituire i contanti “cartacei” con dati liquidi? Per il momento, l’obbiettivo sembra ancora lontano.

4 Soluzioni?

Qualche risposta al problema ci arriva dal progresso tecnologico. Ci sono le nuove CPU studiate in Michigan, o ancora dall’eliminazione del transitor nei chip con valvole termoioniche. Senza andare troppo lontano, ci penserà già l’ottava generazione di processori Intel ad abbattere costi e consumi, almeno stando ai proclami. Fino ad allora rimane valida la regola generale del consumo energetico. Meglio “centralizzare” la produzione – o l’utilizzo – di elettricità, piuttosto che sparpagliarla in diversi blocchi. È il concetto alla base della rivoluzione Tesla. Le automobili elettriche sono più sostenibili perché consumano elettricità prodotta da un unico sistema di centrali. E non da tanti piccoli motori a scoppio. la prossima volta che minate Bitcoin o Ethereum, pensateci.

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