La mossa di Stripe è l’ultimo tassello di un lento ma inesorabile crollo del Bitcoin. Le criptovalute sono sul viale del tramonto?
Avete presente Stripe? È un sistema di pagamento che consente a commercianti di tutto il mondo di accettare pagamenti. Fondato dai fratelli John e Patrick Collison, sta diventando parte della prassi per lo scambio di beni sulla rete. La notizia, cruciale per il futuro dei Bitcoin, è che la compagnia smetterà di supportare i pagamenti in criptovalute. Lo ha annunciato poco fa Patrick Collison, con parole piuttosto agghiaccianti: “siamo consci che il Bitcoin sia molto importante oggi, ma potrebbe non esserlo più nel giro di cinque anni”. Stiamo arrivando alla fine della grande corsa delle criptovalute? Gli indizi per crederlo, negli ultimi giorni, stanno arrivando un po’ ovunque: il caso Stripe insomma, sembra in questo senso la punta dell’Iceberg. Il crollo del Bitcoin, potrebbe essere più vicino di quanto pensiamo.
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1 Scarsità di interesse su Bitcoin?
L’atteggiamento di Stripe insospettisce ulteriormente, se si pensa alle posizioni entusiastiche della compagnia sui Bitcoin. Quattro anni fa, i fratelli Collison furono pionieri nel proporre prima di chiunque altro pagamenti in criptovalute sulla loro piattaforma. Non certo dei crypto-scettici, insomma. Cosa è successo nel frattempo? “Abbiamo assistito a un interesse decrescente verso i Bitcoin da parte dei nostri clienti”, fa sapere Tom Karlo, product manager di Stripe. Vero è che la criptovaluta viene spesso utilizzata come bene rifugio, al pari di oro, argento o immobili. Ancora molto poco per pagamenti e transazioni, specialità di altre criptovalute più veloci e funzionali: Ripple, Stellar Lumen, Monero o IOTA su tutte. “Bitcoin sta andando nella direzione dell’asset, perdendo il suo valore di moneta di scambio”, ha infatti confermato Mr. Karlo. Il passo indietro di Stripe può non voler dire nulla, ma per alcuni resta il segno inequivocabile del crollo del Bitcoin.
2 Non solo Stripe: Il crollo del Bitcoin è dietro l’angolo?
Fosse solo Stripe, non sarebbe preoccupante. È il crollo del Bitcoin delle ultime settimane a spaventare investitori da tutto l’etere. Il down ha tutta l’aria di essere strutturale e riguarda la totale mancanza di regolamentazioni. Prendiamo la Corte di Giustizia dell’Unione Europea: la riconosce come uno strumento di pagamento, ma proprio per questo, sono in arrivo strette normative sulla criptovaluta. “Si tratta di un punto fondamentale”, spiega Milena Prisco di CBA, “perché assimilare i Bitcoin a strumenti finanziari quali ad esempio azioni o strumenti che diano diritto ad un “profitto” sul capitale investito, significherebbe anche farli collidere con i tradizionali strumenti finanziari soggetti a tutta la normativa regolamentare, che è particolarmente stringente in tutti i paesi”. “Dietro i balzi stellari e i tracolli c’è il deserto delle regole”, ha titolato La Repubblica qualche giorno fa.
3 Il futuro del Bitcoin: poco roseo e in discesa libera
Non siamo noi a pensarlo, ma alcuni dei più prestigiosi economisti a livello mondiale. D’altronde imbrigliare la criptovaluta nelle regole della finanza tradizionale (cosa inevitabile, nei prossimi mesi) significa privarla della sua unica ragion d’essere. La “Consob americana” ha aperto un’indagine sulle società quotate che hanno inserito blockchain nel nome. La Corea del Sud vuole eliminare l’anonimato nelle transazioni di Bitcoin e un paio di premi Nobel hanno usato parole poco incoraggianti su Bitcoin. L’ultimo è Robert Shiller, che ha dichiatato: “Potrà campare altri 100 anni ma alla fine probabilmente, alla fine, il Bitcoin è destinato a collassare”. Bye Bye Bitcoin, è stato bello finché è durato.