Che cos’è il Big Data Marketing? Perché sfruttare il potenziale delle preziose informazioni nascoste nei “dati” con la Business Intelligence?
Che cos’è il Big Data Marketing e perché negli ultimi tempi se ne parla sempre di più? Chi può beneficiarne? Ma soprattutto perché sfruttare il potenziale delle preziose informazioni nascoste nei “dati” con Business Intelligence software e infrastrutture sempre più smart? Di fatto, la tecnologia Business Intelligence, software e mindset, ha aperto uno straripante vaso di Pandora. Un vaso pieno zeppo di dati. Dati generati dalla costante connessione alla rete e che provengono da ogni fonte, ma che incutono ancora qualche timore in chi è meno avvezzo ad analisi e stime su tendenze e previsioni. Dati che, però, una volta estrapolati diventano Big Data: un bel tesoretto per ogni business online che voglia crescere e mantenersi al passo con i competitor; un ottimo strumento di conoscenza per ogni marketer che voglia affrancarsi dal marketing tradizionale e abbracciare una visione molto più ampia e trasversale, quella del Big Data Marketing.
1 Big data marketing, perché sta spopolando?
Ancora più urgente un approccio più moderno in chiave digitale, se si guarda al quadro economico attuale: da un lato la difficoltà a mantenere in vita un’attività commerciale per le congiunture “globali” poco confortevoli e per il minor potere d’acquisto delle persone, dall’altro le infinite opportunità che offre la rete sempre più popolata a chi vuole intraprendere un commercio online. Il problema è che non tutti riescono a sostenere questa sfida: vendere e generare, quindi, profitto. Alla luce di queste premesse, piccole e grandi aziende hanno compreso il potenziale dei Big Data e del Big Data Marketing, e soprattutto negli ultimi tempi hanno iniziato ad adeguare infrastrutture e tecnologie alle nuove necessità di gestire una più granulare e avanzata analisi dei dati, di quei dati che rivelano molte più informazioni di valore sulle tante variabili del marketing, ma che per loro stessa genesi e conformazione non possono essere “lavorati” con software tradizionali. Per giunta, la modernizzazione in questo ambito porta a un netto risparmio sulle risorse da ingaggiare, perché con la tecnologia di Business Intelligence, software avanzati per l’interpretazione, correlazione e lettura dei dati, l’analisi diventa semplice e immediata anche per chi non ha alcuna esperienza o particolare formazione in ambito IT.
2 A cosa serve l’analisi dei dati?
Che l’analisi dei dati fosse già ampiamente nota ai marketer del web e non solo, è scontato. Altrettanto evidente è però la difficoltà a costruire strategie di marketing davvero efficaci. Strategie che vadano oltre l’immediata lettura delle più comuni e “semplici” analytics che abbiamo a portata di mano, e che utilizziamo per misurare la temperatura del sito web, e-commerce, o blog. Cosa dicono quei dati? O meglio, a cosa servono? E su quali stime andiamo a concentrare l’attenzione? Il primo numero che attira l’attenzione è senz’altro il volume di traffico che riceve il sito, e subito dopo arrivano quelle che misurano i tassi di conversione, le vendite effettivamente generate da quelle visite. E qui casca l’asino. Qui si annida il problema di molte aziende con un’attività online che stentano a veder quadrare i loro bilanci e a mantenersi in piedi; a competere con chi ha maggiori risorse per costruire un asset di tattiche e tecniche che poco hanno a che fare con il concetto del marketing tradizionale. Quello che usa ancora la lista comprata e la mail indesiderata, per intenderci, nel tentativo forzoso di piazzare la vendita. Al contrario, generare una lista profilata è uno degli strumenti più potenti che ha un’azienda per allacciare e coltivare un rapporto fruttuoso con lead e clienti già acquisiti. E a questo proposito, consigliamo un approfondimento su come fare email marketing spiegato passo passo da professionisti specializzati in queste e altre tecniche di lead nurturing su Good Working.
Perché le stesse strategie di web marketing ancora oggi, malgrado la massiccia presenza delle persone in rete e le opportunità che ne derivano, spesso non cavano un ragno dal buco dall’analisi dei dati. Malgrado il buon posizionamento del sito sui motori di ricerca. Il fatto è che la competizione giocata per raggiungere la “prima pagina” su Google (tanto per citare il più famoso) poco frutta se genera solo visite ma poche vendite. Perché se l’obiettivo è quello di vendere, ha davvero poco senso appurare una entusiasmante mole di traffico a fronte di una deludente quadra del ROI (Return of Investment). Le visite infiammano il cuore di chi spende energie e soldi in fantastiche manovre SEO, ma cosa frutta essere visibili se poi una volta entrati, i nuovi visitatori e quelli di ritorno lasciano il carrello vuoto?
Quello che andrebbe “misurato”, o meglio indagato, è il target al quale ci stiamo rivolgendo, e in base a quella scoperta pulire la lista poco profilata e costruirne una strutturata attorno a una nicchia più specifica e definita, per effettuare una serie di ottimizzazioni che vanno dai contenuti del sito alla generazione di lead con tecniche di inbound marketing, ovvero di quei visitatori che hanno deciso di allacciare una relazione attiva con l’azienda lasciando i loro dati, in questo caso volontari, quindi contatti potenzialmente interessati a ricevere aggiornamenti, offerte ecc., e da coltivare con dedizione, proposte, risorse gratuite, approfondimenti, tutorial (a seconda della persona). Da questi contatti possono nascere opportunità di vendita.
3 Cosa sono i Big Data, da dove vengono e cosa rivelano?
Siamo tutti connessi ormai da ogni dispositivo desktop, smartphone, tablet… e compiamo azioni ogni giorno che lasciano tracce, dati, continuamente generati dalla ricerca in rete, dalla consultazione di una mappa, dal download di un’app, dall’invio di e-mail e dall’acquisto di un prodotto online. Questi dati sono come un fiume in piena, il loro flusso è continuo e costante, e il loro potenziale è a dir poco enorme! È enorme la portata di una strategia edificata sulle fondamenta del Big Data Marketing perché sfrutta dati che possono darci informazioni nascoste, dirci molte più cose sui nostri visitatori e consumatori, sul loro percorso di ricerca, sulle loro abitudini e sui loro bisogni. Tanto per fare degli esempi, perché in realtà il raggio d’azione dei Big Data è ben più ampio e investe settori di diversa natura.
Inquadrare una strategia di marketing digitale in quest’ottica ha molto più senso in termini di profilazione e profitto. Perché ci permette di scoprire chi sono i nostri visitatori e di comprendere anche cosa stanno cercando. Tornando al discorso della prima pagina, infatti, seppure siamo visibili, se chi entra è il consumatore di fatto disinteressato, il nostro duro lavoro sarà servito a ben poco. E questa è soltanto una delle tante variabili che possono inficiare una strategia di web marketing.
I dati generati da internet sono dati grezzi ed eterogenei proprio perché provengono da tante fonti diverse, e che in virtù di questa difformità è difficile manipolare e leggere se non con una tecnologia Business Intelligence, software che riescono a ricavare informazioni che ogni marketer e imprenditore pagherebbe oro per avere. Informazioni estrapolate con una tecnologia intelligente che riesce a correlare i dati generati internamente all’azienda con quelli provenienti dalle ricerche in rete, dalle interazioni social e da tante altre azioni digitali che compiamo ogni giorno.
I Big Data, infatti, rispetto alle analisi dei dati più comuni, possono dirci molto di più di quello che immaginiamo, e andare molto più a fondo dell’analisi delle pagine viste, del numero dei visitatori arrivati sul sito, della loro età, genere e provenienza. Possono darci indicazioni molto più granulari rispetto a quelle ricavate dall’analisi classica, che ci racconta delle percentuali del tasso di abbandono o che apre qualche sparuto spiraglio sul “dove” si inceppa il motore della conversione.
4 Big Data Marketing: perché fare il nuovo marketing?
Abbiamo circa 5 secondi per attirare l’attenzione di un visitatore nuovo che arriva da una ricerca su internet. Sarà il caso di sfruttare questo tempo per catturarne l’attenzione? Il Big Data Marketing è il “nuovo marketing”, quello che nasce dalla costola della rivoluzione post internet e dall’effetto pervasivo della digitalizzazione in ogni ambito, da quello imprenditoriale a quello sociale e istituzionale. La costante connessione delle persone ne è la prova più elementare se vogliamo, ma anche quella più lampante e anche quella che qui ci interessa prendere in esame. Tutto avviene ormai in rete. E questo profondo mutamento ha generato anche il cambiamento nel modo di acquistare. Attivo, ubiquo, randomico in qualche caso. Logico ma anche irrazionale, se vogliamo, quando capita di poter usufruire di sconti che online riusciamo a scovare in ogni dove.
Dalla ricerca in rete alla decisione di acquistare, il consumatore è il vero protagonista del suo percorso d’acquisto. Tutto ruota intorno al suo bisogno e tutto punta alla sua soddisfazione. Essendo la rete piena di occasioni, diventa possibile scegliere la soluzione migliore al “problema”. Quella che possibilmente intercetta l’impellenza delle persone in quel dato momento e nella giusta misura.
5 L’analisi dei Big Data rivela chi sono i nostri consumatori
Sfruttare “a pieni dati” questa massiccia presenza in rete con un’analisi che scava a fondo rappresenta il fulcro del Big Data Marketing. Perché con questa montagna di dati puliti e pronti all’uso, grazie alle tecnologie di Business Intelligence software e strumenti di intelligenza artificiale, le aziende possono mettere in relazione parametri come la percezione del loro marchio, i tassi di conversione, le visite al sito web; conoscere i loro consumatori, analizzarne il comportamento d’acquisto, cosa stanno realmente cercando in quel particolare momento e quali sono le loro preferenze; su quali tipologie concentrarsi per pianificare mosse e tattiche, ad esempio, di up selling e cross selling. E possono, altresì, fare previsioni, anticipare scenari critici, ma anche bisogni, tendenze di mercato e consumi nella propria nicchia; intercettare i diversi touchpoint del customer journey e ottimizzare il magazzino, fisico e virtuale, in base alle stime dei margini di vendita e ai costi delle materie prime.
6 Big Data Marketing: Business Intelligence software per l’analisi dei dati
Semplici da utilizzare e con piattaforme interattive, i software di Business Intelligence entrano sempre più nelle aziende di ogni dimensione. E ora sappiamo anche perché. Dotati di tecnologia avanzata per la loro intelligenza artificiale e l’automazione del lavoro, quasi interamente delegato alle “macchine” (Machine Learning), si occupano di raccogliere, pulire e analizzare dati grezzi per renderli leggibili e accessibili, anche in tempo reale, sia in forma tabellare sia in forma visuale.