Un ottimo punto d’inizio per chi vuole capire storia e tecnologia di Bitcoin e delle criptovalute.
Banking on Bitcoin è appena arrivato su Netflix. Il documentario proviene dal circuito indipendente americano e si prefigge non solo di spiegare in modo chiaro l’ascesa di Bitcoin, ma anche sfatare alcuni miti su un argomento noto ma non veramente conosciuto dal pubblico. Senza timore di affrontare argomenti scomodi come Silk Road o l’arresto di Charlie Shrem. Due eventi, e neanche gli unici, che hanno creato una percezione pubblica della criptovaluta come magnete che attrae malavita e illegalità di vario tipo.
1 Storia orale di Bitcoin
Attraverso una serie di interviste, il film ricostruisce una vera e propria storia orale di Bitcoin. Vediamo così personalità come Erik Voorhees – uno dei primi investitori di Bitcoin – raccontare lo spirito con cui è entrato nel mondo della prima criptovaluta, misto fra voglia di cambiare il mondo e fiuto per la next big thing. Oppure lo stesso Charlie Shrem, all’epoca vice CEO della Bitcoin Foundation che finirà in manette per questioni di riciclaggio, affermare senza pudori che “si tratta del più grande esperimento socioeconomico mai realizzato”.
2 Blockchain spiegata con infografiche
L’attacco di Banking on Bitcoin si occupa di illustrare la tecnologia che sta dietro Bitcoin, risalendo fino agli anni ’90 e alle prime idee che hanno portato alla creazione della Blockchain. Ai tempi era un concetto semplicemente irrealizzabile data la scarsa potenza di calcolo disponibile. Eppure, l’idea che sta alla base della tecnologia nacque grazie ad alcune personalità di internet 1.0. In particolare, un gruppo denominato Cypher Punk. E’ fra questo manipolo di entusiasti della rete che l’idea originaria di un enorme log che consentisse totale tracciabilità di ogni transazione si è originata, fino a svilupparsi nella Blockchain vera e propria. I Cypher Punk erano letteralmente ossessionati sia dall’open source come modalità di sviluppo equa della tecnologia, sia dalla crittografia come strumento per proteggere privacy e scambi finanziari.
3 Satoshi Nakamoto, chi è veramente?
Fin dall’inizio dell’epopea Bitcoin, giornalisti ed esperti hanno cercato di ricondurre l’identità del creatore di Bitcoin a qualcuno dei primi teorici della criptovaluta. Banking on Bitcoin si occupa dell’argomento senza dare risposte definitive. Il regista si limita a ricostruire un preciso identikit di molti dei primi ideatori di Bitcoin, ed è probabile che uno o più fra questi nomi siano poi confluiti nell’identità fittizia di Satoshi Nakamoto. Al riguardo, il film non spinge sull’acceleratore, ma dalle parole di alcuni degli intervistati sembra di capire che la loro presenza non sia stata quella di semplici osservatori.
4 Silk Road e Mt. Gox
Considerazioni personali a parte, la tecnologia viene spiegata a dovere grazie ad una serie di infografiche molto ben realizzate. La differenza fra un film a basso budget come questo e documentari molto più noti come Inside Job non pare così lontana, giudicando dalla cinematografia messa in atto e dalla grande quantità di fonti intervistate. Non mancano poi gli scandali, soprattutto quelli legati a Silk Road, il mercato del deep web dove Bitcoin è la valuta primaria, e soprattutto quello di Mt. Gox, in cui un numero di Bitcoin pari a circa 473 milioni di dollari sono spariti nel nulla senza che nessuno abbia mai scoperto come sia stato possibile.
5 Un panorama in costante evoluzione
Se possiamo muovere una critica al film, nel velocissimo mondo delle criptovalute è facile restare indietro. La narrazione insiste su Bitcoin come unica criptovaluta affidabile e ne evidenzia il meccanismo di autoregolazione come una grande vittoria nei confronti delle Banche Centrali e del sistema finanziario. Un punto di vista destinato però a cambiare rapidamente, sia perché gli attori che stanno entrando nel gioco delle criptovalute sono sempre più grandi, sia perché non è ancora sicuro quale sarà il nome finale del vincitore (o dei vincitori). Un panorama sempre in movimento, quindi, che si sta già spostando rispetto alla realtà prospettata dal documentario. Resta comunque una visione informativa e ben realizzata per chi vuole entrare in quello che potrebbe essere il futuro dell’economia planetaria.